Europa, Notizie e opinioni

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Narcisse
view post Posted on 11/11/2004, 20:59




COSA STA SUCCEDENDO IN OLANDA?

L'assalto neocon all'Europa


di Giuseppe Genna

Non esiste differenza tra il regime tecnocratico che ha deciso di creare un continente unico (quello che già esisteva, cioè il Vecchio) e il regime fondamentalista che ha deciso di distruggere un continente differenziato (cioè l'ultimo arrivato tra i continenti: il Nuovo, sezione nord). I grandi innovatori sono conservatori: neocon, appunto, i reazionari che propalano il nuovo che è vecchio. Neocon è, risaputamente, la maggioranza dell'Amministrazione Bush e, soprattutto, la quasi totalità dell'esercito ideologico che ne ha ispirato la matrice filosofica. Al potere ci sono sempre andati, i filosofi. Soltanto di una specie, però, tranne rare e numinose eccezioni. La specie dei divoratori, la razza rettile di chi conserva lo status quo oppure ne decide l'evoluzione secondo determinate traiettorie.
Qualcosa si muove anche in Europa - ed è lo stesso tipo di "nuovo", l'evoluzione del reazionariato, il tecnocratismo eletto a norma di potere e di vita. Di rientro dall'Olanda, ecco lo specchio fedele e simbolico di un Paese che sta crollando grazie ai sofismi disumani che provengono da Bruxelles, dove vipere neocon si aggrovigliano e sibilano i loro devastanti precetti.
Siete olandesi e avete un bambino da mandare all'asilo? 1.000 euro al mese.
Siete olandesi e vi tagliate un tendine con il coltello? Andate sì al pronto soccorso, ma a quello tedesco, oltreconfine.

L'Olanda è oggi il simbolo dello smantellamento sciagurato del Welfare o, come mi pare più corretto dire, dei diritti acquisiti con anni di lotte. Una devastazione nazionale che non ha confronti in Europa per velocità di applicazione e studio a tavolino. Questa era la nazione libera, multietnica (ma non multiculturale: su questo torneremo a fine articolo), dedita al rispetto della parola dell'altro, pronta ad accogliere non soltanto le genti ma anche i bisogni. L'Olanda era uno stato modello quanto a modernità delle strutture e a facilità di accesso delle stesse. Un sistema educativo all'avanguardia, nicchie di ricerca di eccellenza, ampio dibattito su temi morali (dall'eutanasia ai diritti di genere sessuale). Infrastrutture funzionanti, efficienza umana coi minimi dell'alienazione, comunità calda e reti di solidarietà. Una diffusione della cultura impressionante (per fare un esempio: il mercato editoriale olandese surclassa qualunque altro in Europa per rapporto abitanti/lettori).
Di colpo, tutto finisce.
Comincio con un aneddoto personale. Una sera devo rientrare da Utrecht ad Amsterdam: 30 minuti di treno, i treni in Olanda passano ogni dieci minuti, è una rete straordinaria, sembra un'immensa metropolitana. Però, da due anni e mezzo, le ferrovie dello Stato olandese sono state privatizzate. Gli effetti si sono visti subito: disagi, crolli della linea, sporcizia ovunque, lamentele dei passeggeri che solo qualche tempo prima erano semplicemente impensabili.
Arrivo in stazione a Utrecht, mi dicono che il treno per Amsterdam ha problemi. Forse devo passare la notte lì. Esco dalla stazione, cerco un taxi, contratto un viaggio ad Amsterdam. Ecco come: il taxista - un immenso gorilla neerlandese che tiene al PSV Eindhoven e non all'Ajax - mi propone cento euro, rilancio con trenta, ci accordiamo a quarantacinque. Il primate biondochiomato accetta, scende dall'auto, apre il cofano, armeggia e rientra. Io non sono scemo e ho capito perfettamente cosa ha fatto: ha staccato il contachilometri. Quando gli dico che mi pare di essere a Napoli più che a Utrecht, mi risponde: "Ho due figli, non ce la faccio a tirare la fine del mese, sono sul taxi dalle sette di stamane, sedici ore di lavoro, se non stacco il contachilometri devo farti pagare cento euro e tu non accetti il viaggio e io perdo la mia percentuale".
Ero reduce da una conversazione con una giovane mamma olandese, le cui notizie ho pluriverificato nelle ore seguenti: ci vogliono due milioni di lire per mandare un figlio all'asilo. Il sistema educativo olandese è in crollo. Non ci sono i fondi per le elementari, così il governo, di ispirazione cristiana (e che di cristiano ha per l'appunto solo l'ispirazione), ha deciso di concedere cinque settimane all'anno in più di vacanze - col risultato di gettare nella disperazione i genitori dei bambini, che devono lavorare e non possono badare ai figli.
All'università, si contesta la nuova riforma dell'istruzione, con una mobilitazione imponente delle leve docenti e studentesche. I capifila del movimento universitario denunciano l'impoverimento della cultura a cui la riforma (grossomodo come quella Moratti) costringe le giovani generazioni. E' una riforma "all'americana" e il modello non si capisce bene perché sia stato adottato. Non c'era alcuna ragione di mutare una delle migliori strutture di scolarizzazione del mondo (in media, ormai, un olandese parla tre lingue). Opporsi a questa riforma del sistema scolastico espone a discriminazione e a rischi personali.
A maggio si è tenuta ad Amsterdam una manifestazione che non ha pari negli ultimi quarant'anni di storia del Paese: erano in trecentomila a protestare contro i provvedimenti antisindacali della nuova politica del lavoro (grossomodo la nostra legge Biagi). Sarebbero stati molti più di trecentomila, se la polizia non avesse bloccato l'intera rete ferroviaria olandese, impedendo a chi veniva da fuori di raggiungere la capitale in treno. Su strade statali e autostrade la polizia ha organizzato civilissimi blocchi, con enormi cartelli che recavano lo sconcertante messaggio: "Amsterdam irraggiungibile". Gli olandesi, civilissimi come la loro polizia, ci hanno creduto e hanno fatto dietrofront.
Capitolo sanità (grossomodo la riforma Formigoni): qui siamo al surreale. Sono state cancellate le visite a domicilio, anche a pagamento. Il che presupporrebbe un rafforzamento di pronti soccorsi e ospedali. Non è così. Il pronto soccorso è attualmente una lista: si va lì e ci si iscrive. Si viene convocati dopo una settimana. L'Olanda è una nazione piccola, raggiungere i confini è facile. Ormai gli olandesi migrano: in Belgio e Germania, per trovarsi un dottore se hanno un'otite particolarmente grave.

van_gogh.jpgEd ecco il motivo per cui elevo il crollo olandese a simbolo dell'assalto neocon all'Europa. Come si sa, l'Olanda è sotto choc per l'omicidio del regista Theo Van Gogh, pronipote del pittore [nella foto a destra]. E' l'equivalente dell'omicidio Olof Palme in Svezia o di quello Aldo Moro in Italia. In piazza Dam, nel pieno centro di Amsterdam, la sera dell'assassinio si sono riunite in manifestazione spontanea ventimila persone. Lo sguardo degli olandesi, in questi giorni, era traumatizzato, confuso. La matrice islamica dell'attentato ha sconvolto un intero popolo. La premeditazione dell'omicidio, col macabro particolare della lettera di cinque pagine appesa allo sterno di Van Gogh con un coltello dall'assassino, ha letteralmente sconvolto ogni olandese.
La reazione non si è fatta attendere. Si contano per ora una decina di attentati, per fortuna senza morti o feriti, in varie sedi islamiche, tutti rivendicati da cazzutissime fratellanze ariane e antimusulmane.
Si respira un'aria da complotto generalizzato, da esteso scontro di civiltà - il che è incredibile per l'Olanda.
Questa perdita di verginità viene tuttavia gestita - e questo è il punto. Nel momento di massimo sisma sociale da cinquant'anni a questa parte, emerge un crimine che segna la memoria e l'immaginario collettivi.
La prima occorrenza informativa dell'omicidio Van Gogh, per me, è stata la trasmissione di Giuliano Ferrara, il neocon pilotato dalla moglie americana, Selma, che prima si occupava di sesso e ora di Cia. Era la sera delle elezioni americane, che qui da noi sono state vissute come una finale spagnola di un Mundial di calcio. Ferrara apre non con lo scontro Bush-Kerry, ma con l'omicidio Van Gogh. Ha perfettamente compreso che tra la vittoria dell'idiota e l'omicidio del regista non corre alcuna differenza - anzi, è che la seconda innesca la prima. Ferrara presenta infatti l'assassinio dell'olandese, con una malizia nemmeno tanto raffinata, come lo sbarco del clash of civilizations in Europa. A poco valgono le precisazioni del giornalista olandese in studio, quando Ferrara lega il caso Van Gogh all'omicidio del candidato elettorale Pym Fortuyn, avvenuto due anni prima, per mano di un vegano impazzito (ironie di Ferrara sui pacifisti che uccidono, tentativi di legare il terrorismo fondamentalista musulmano al movimento pacifista).
Il giornalistone rosso di capelli e barba ripete l'exploit televisivo al convegno organizzato con Rocco Buttiglione per lanciare il movimento teocon: chiede alla platea milanese un minuto di silenzio in ricordo di Theo Van Gogh. Van Gogh ovviamente non avrà gradito, perché autenticamente contrario a ogni "teoconismo", soprattutto di marca giornalistico-paravaticana. Ma a Ferrara non importava: bisogna mantenere la salma, come diceva Ellekappa a proposito di Arafat.
Gestiamo la salma.
Puliamola con sapone teocon.
Mettiamola in freezer e tiriamola fuori alla prossima riforma.

Il risultato è che la gestione del caso Van Gogh permette un'ulteriore gestione: quella delle riforme indegne che stanno abbattendosi ovunque in Europa. Una grandinata di leggi quadro e protocolli reazionari, che hanno l'unico intento di distruggere la vivibilità della vita in Europa, per ridurla a mera sopravvivenza. Un innalzamento senza pari delle quote di ansia sociale sta aggirandosi come un fantasma per l'Europa. La riforma sanitaria di Parigi dà il braccetto a quella scolastica di Roma e a quella del lavoro in Germania.
Sia chiaro: i ritmi e i modi dello sviluppo in occidente sono vergognosi. Però sono stati imposti dai medesimi quaccheri che ora predicano i tagli. Si può fare diversamente. Si può evitare di ridurre Amsterdam a Blade Runner.
Un altro sviluppo è possibile ed è l'unica alternativa al blocco della creatività e della vitalità a cui guardano questi reazionari innovativi, siedano e respirino essi a Washington o a Strasburgo.
 
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Narcisse
icon14  view post Posted on 12/11/2004, 00:18




Rino, Elena, Emanuela: qual'e' la vostra opinione?


Edited by Narcisse - 12/11/2004, 00:18
 
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rino 53
view post Posted on 12/11/2004, 20:27




CITAZIONE (Narcisse @ 12/11/2004, 00:18)
Rino, Elena, Emanuela: qual'e' la vostra opinione?

Ho letto con stupore questo articolo e ci sto pensando da ieri notte;trovo molte cose che condivido in pieno come il disgregamento della rete ferroviaria che io ricordo uno dei servizi piu`efficienti io abbia mai visto;son completamente d'accordo del fatto che la causa è appunto la privatizzazione di questa struttura;vedo coi miei occhi arretramento di tutto un sistema societario modello per tutti gli stati europei;cerco di spiegare cosa secondo me qui non accadrà mai;io son qui da 24 anni;nessuno mi ha mai regalato nulla di nulla;il mio rispetto me lo son dovuto conquistare con la mia volontà lavorando e cercando di integrarmi il meglio possibile;il completo disinteresse del prossimo in questa società solidale è inculcato dalla nascita e si tramanda tra padre e figli;vedo ancora oggi nonostante un periodo in cui questa nazione si sente sotto attacco di terroristi vedi la barbara uccisione di un noto regista olandese colpevole di aver girato un film denuncia contro il mondo islamico;nonostante questo la maggior parte di voci che senti danno indicazione che la maggioranza della popolazione accusa questo come un atto di un fanatico e non fa certo di una intera popolazione islamica il colpevole; certo esistono partiti o movimenti estremistici che incitano all'odio cercando di trovare consensi nel malcontento della società; in alcuni casi si nota un certo aumento di questi consensi ma a mio giudizio visto e conoscendo un po'il passato recente so che è solo temporaneo,questa società è talmente solidale che estremismi non prendon assolutamente piede.
Si è visto alla manifestazione in Amsterdam il 2 ottobre piu`di 300.000 persone di tutti i ceti insieme contro ciò che questo debolissimo governo voleva imporre in restrizioni su pensioni o sanità;ho appena ricevuto questa mattina una lettera del mio sindacato dove descrive bene tutta la ritirata del governo di dx sui principali punti di lotta.
Logico si son fatti madornali errori di troppa permessività con extracomunitari
troppo buonismo e nessun controllo su arrivi han fatto sì che si formassero ghetti ma son ancora casi molto emarginati;la maggior parte di questo gruppo di persone si è integrato col resto senza molte difficoltà;per questo non vedo la situazione qui cosi`brutta
ps.la polizia non ha impedito nessuna manifestazione a nessuno era solo un modo per consigliare la gente di problemi di traffico e loro stessi eran in forza presenti alla protesta il 2 ottobre
 
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Narcisse
view post Posted on 19/11/2004, 15:29




E ancora sull'Olanda.

Neelie Kroes, una vita dedicata alle lobby
Parla Olivier Hoedeman, direttore del Corporate Europe Observatory
L'aspirante commissaria ha lavorato in 50 consigli di amministrazione e tentato di nascondere i suoi rapporti con la Lockheed Martin

LUCA TOMASSINI

«La Concorrenza va all'olandese Neelie Kroes», gioiva il Financial Times celebrando la sua «formidabile autonomia», mentre il Wall Street Journal la definiva «istintivamente pro-americana». Con simili credenziali non sorprendono le critiche - ben più pesanti di quelle a Buttiglione - che ha attirato su di sé Kroes, liberale del Vvd (il partito della linea dura contro gli immigrati). `Nickel Neelie' - Neelie di ferro - come la definisce la stampa dei Paesi bassi paragonandola a Margaret Thatcher. «E' una donna che può vantare una carriera nel mondo degli affari assolutamente unica, una varietà e quantità di legami personali con imprese e corporation senza eguali», dice Olivier Hoedeman, presidente del Corporate Europe Observatory (Ceo) di Amsterdam. Il Ceo ha come obiettivo il monitoraggio di tutte le pressioni occulte del mondo degli affari che all'ombra dei palazzi di Bruxelles condizionano, se non determinano, molte delle decisioni dell'Unione. Un'attività che ha trovato una sintesi nel libro Europa Inc., oggi alla sua seconda edizione.
«Non sto parlando - continua Hoedeman - solo della sua diretta partecipazione a consigli d'amministrazione ma soprattutto della sua instancabile attività di lobbying, del talento nell'orientarsi nel gigantesco e invisibile mondo dei gruppi di pressione. Insomma, una vita passata a fare e ricevere `favori'. La più alta carica pubblica da lei ricoperta è stata quella di ministra dei Trasporti, eppure è definita una delle donne più influenti d'Olanda: il suo curriculum è garanzia di fedeltà ai circoli di potere che ha frequentato tutta la vita».

Quale il suo operato in Olanda?

In almeno due casi ha assistito compagni d'affari nell'accesso a finanziamenti pubblici. E non lo nega, dice semplicemente che non è un problema. Quando era ministra dei Trasporti ha sostenuto la costruzione di una linea ferroviaria dal porto di Rotterdam in Germania, la cosiddetta Betuwe Lijn. Come? Convocò un incontro di amministratori delegati di grandi imprese interessate, fece presentare il tutto dall'azienda di consulenza McKinsey & Co., e installò alla presidenza il direttore della Royal P&O Nedlloyd NV, un gigante olandese dei trasporti marittimi. Infine ottenne un finanziamento governativo per il gruppo che produsse un rapporto che prevedeva straordinari vantaggi economici. E quando il governo Lubbers cadde e lei si dimise, semplicemente ne diventò la presidente e continuò le pressioni per la realizzazione. La Betuwe Lijn forse non sarà mai realizzata ma milioni di euro sono stati spesi, un disastro di proporzioni immense. Non solo: Kroes ha dovuto testimoniare davanti a una commissione parlamentare di inchiesta che ha accertato truffe di ogni tipo nonché l'assoluta infondatezza della valutazione dei suoi esperti. Per non parlare del suo ruolo nella privatizzazione delle Poste olandesi.

E una volta abbandonate le sue responsabilità politiche?

Kroes ha cominciato la sua carriera di lobbista lavorando in non meno di 50 consigli di amministrazione di imprese e fondazioni, con particolare attenzione all'industria dei trasporti e delle costruzioni. Infine come direttrice della Nyenrode Buisness School ha premiato il patron di Microsoft Bill Gates, proprio mentre il suo predecessore Mario Monti cercava di multare la corporation per le sue pratiche monopolistiche. Infine ha svolto un ruolo di rilievo nell'Holland International Distribution Country, una delle più influenti lobby d'Olanda.

Questo passato ha contribuito a lanciarla a Bruxelles?

Senza dubbio. Il suo primo incarico europeo è stato come consigliere dell'ex leader laburista e allora Commissario ai Trasporti Kinnock che a quel tempo iniziava la sua battaglia per Ten (Trans european network), il gigantesco piano comunitario per le infrastrutture - e l'ha conosciuta come sostenitrice irriducibile e lobbista delle industrie interessate.

Ha fatto scalpore il tentativo di Kroes di nascondere i suoi legami con la statunitense Lockheed Martin. Ci si può aspettare un rilancio della collaborazione con l'amministrazione Bush?

L'influenza del partito pro-atlantico nel futuro esecutivo comunitario è decisiva. Penso per esempio a tutti i portafogli economici: non solo a Nellie Kroes, ma per esempio all'inglese Peter Mandelson (Commercio). E non è un caso che i grandi gruppi di pressione industriali e finanziari considerino questa Commissione la più vicina ai loro interessi nella storia dell'Unione. La Commissione Barroso tenterà quindi di rafforzare i rapporti con Bush sulle questioni economiche internazionali.
E forse torneranno a prendere vigore le iniziative verso la costruzione di una zona transatlantica di libero scambio: ricordo che un «Incontro transatlantico sull'innovazione e la concorrenza» ai più alti livelli era stato indetto proprio il prossimo 18 novembre all'Aia durante l'ultima visita a Washington del premier olandese (e fino a dicembre presidente dell'Unione) Jan Peter Balkenende. Credo che entrambe le parti assumeranno poi un atteggiamento più aggressivo nei negoziati in corso al Wto.

Cosa farà la Commissione?

Il programma di Barroso ha dichiaratamente l'ambizione di cambiare la società europea seguendo rigidamente le regole del neoliberismo. Penso per esempio alla Strategia di Lisbona, approvata nel 2000 sotto la presidenza Prodi, dove si parla di un'Europa continente più competitivo del mondo entro il 2010. Strategia poi temperata, di cui Barroso - critico della riluttanza degli stati nazionali a seguirla - tenterà il rilancio. Tra gli obiettivi principali c'è per esempio la direttiva Bolkenstein (ancora l'Olanda! Ancora il Vvd) sulla liberalizzazione dei servizi: che ha sollevato opposizioni fortissime per l'idea che le imprese possano utilizzare le norme sulla tutela del lavoro, sul salario, di uno qualunque dei paesi dell'Unione e applicarli in un altro. Immaginiamo la spirale perversa che un simile meccanismo potrebbe innescare, usando i paesi con le tutele più basse per smantellare le regole di tutti. Ecco cosa significa aumentare la competitività.

Una rottura con gli orientamenti della Commissione Prodi?

Non c'è dubbio. L'orientamento dell'esecutivo Prodi era già liberista, ma con una maggiore articolazione di posizioni. Barroso adotterà una linea politica ben più radicale: con lui tutti i posti che contano vanno ad aperti neoliberisti con lo sguardo rivolto a Washington. Ma la Commissione non è onnipotente e la sua radicalità potrebbe provocare reazioni negli stati membri. Potrebbe essere una grande occasione per i popoli d'Europa per utilizzare i parlamenti nazionali ed europeo.

 
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Narcisse
view post Posted on 19/11/2004, 15:31




Anche loro se ne vanno....ma l'Italia????

Il parlamento: Ungheria via dall'Iraq

Il parlamento ungherese ha bocciato ieri notte la proposta del governo del primo ministro Ferenc Gyurcsany, di estendere di altri tre mesi la permanenza delle truppe in Iraq obbligando così l'esecutivo a ritirare il contingente di circa 300 uomini entro il 31/12 del 2004. La proposta del governo è stata approvata con 191 voti a favore e 159 contrari e non è riuscita ad ottenere la necessaria maggioranza dei due terzi. Un'indagine sugli orientamenti dell'opinione pubblica condotta negli ultimi giorni ha rivelato che il 54% degli ungheresi è a favore del ritiro immediato, il 19% per un ritiro dopo le elezioni di gennaio e un altro 18% è invece per il mantenimento di una presenza in Iraq «finché sarà necessario». Ieri è giunta anche conferma di un altro «ritiro eccellente», quello del contingente olandese che lascerà il paese entro la metà di marzo del 2005. Lo ha dichiarato ieri il ministro degli esteri Ben Bot.

 
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Narcisse
view post Posted on 19/12/2004, 21:22




Troppe libertà, in Olanda integrazione fallita

di Magdi Allam-
AMSTERDAM -
Multiculturalismo, addio. L’idea che fosse sufficiente concedere la libertà a tutte le etnie e a tutte le religioni, nel nome del relativismo culturale, affinché la libertà diventasse patrimonio comune, si è rivelata una mera chimera, l’inesorabile suicidio di una civiltà. Proprio l’Olanda, la patria delle libertà, il laboratorio più avanzato del multiculturalismo, è in profonda crisi. Tutti, a sinistra, al centro e a destra concordano che il multiculturalismo è una scatola vuota di valori, incapace di cementare una identità condivisa. Che l’indifferenza camuffata da tolleranza ha riprodotto il sistema coloniale dell’ apartheid , la segregazione razziale, all’interno stesso della madrepatria. Che accordare la cittadinanza senza garanzie non solo non porta all’integrazione ma accelera la conflittualità e la disgregazione sociale. Che il passaporto non è affatto sinonimo di identità nazionale. Crolla così il mito della pillarization , una struttura sociale che si immaginava potersi reggere sui pilastri dell’autonomia etnico-confessionale.

Che ha invece partorito un mostro policefalo segmentato in compartimenti stagni, con i quartieri-ghetto e quelli off- limits per i non olandesi, con le scuole bianche e quelle nere. Dove la discriminazione è ufficialmente sancita dalla distinzione tra cittadini autoctoni, alloctoni occidentali, alloctoni non occidentali e, al gradino più basso, immigrati privi di cittadinanza.
Il trauma che ha segnato l’Olanda all’indomani dell’assassinio di Theo van Gogh lo scorso 2 novembre, sgozzato nel centro di Amsterdam da un terrorista islamico olandese di origine marocchina, in teoria un cittadino integrato, ha costretto l’opinione pubblica e l’intera classe politica ad ammettere che non è più possibile andare avanti nell’inganno del multiculturalismo. C’è consenso sul fatto che si sia trattato di un’esperienza fallimentare, un capitolo della storia contemporanea che deve essere archiviato. La divergenza fra destra e sinistra riguarda la modalità con cui superare l’errore del passato senza far esplodere lo scontro sociale, un obiettivo tutt’altro che semplice dal momento che non è chiaro quale potrebbe essere il modello di integrazione alternativo da perseguire.

«La politica multiculturale è oggi totalmente sorpassata nei Paesi Bassi. E’ stata una maniera pigra di pensare della società olandese. Possiamo dire che si trattava di una scatola vuota - afferma Jozias van Aartsen ricevendomi nella sede del Parlamento dove presiede il Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd, membro del governo) -. Non abbiamo trasmesso i nostri valori agli immigrati. Non siamo stati in grado di dare loro lavoro: il 60% dei giovani della seconda generazione è disoccupato. Se non ti sai esprimere nella lingua del luogo non puoi trovare lavoro».
Jaffe Vink, editorialista del quotidiano Trouw , espone un caso concreto. Dalla sua confortevole residenza ad Amsterdam spiega: «Nel nostro quartiere c’è una scuola dove il 95% degli studenti sono stranieri, di seconda e terza generazione. Ebbene, dall’interno della scuola opera una banda di giovani delinquenti marocchini che terrorizzano il quartiere.

Negli scorsi mesi una famiglia olandese si è trovata costretta ad abbandonare la propria casa. Eppure il sindaco non è stato capace di affrontare la situazione. Per noi è difficile fare fronte alla violenza. Credevamo di vivere in una città, in una nazione di pace. Invece la criminalità è aumentata del 100% negli ultimi 40 anni. E’ molto difficile parlare di questo. Non vedevamo il problema, il tutto è reso ancora più difficile perché la maggior parte della criminalità è alloctona. E il 50% delle vittime degli assassini è alloctono. Secondo una previsione nel 2050 le quattro principali città olandesi saranno al 50% alloctone. Ma non c’è mai stato un dibattito democratico al riguardo». Vink affronta la questione cruciale: «E’ l’indifferenza dello Stato la causa dello sviluppo dell’estremismo islamico. Qui i marocchini non possono continuare a vivere come vivevano nel Rif. Devono cambiare le loro abitudini. Eppure noi non vedevamo l’enorme gap culturale. Credevamo che acquisendo la nostra cultura avrebbero perso parte della loro. In più non siamo stati chiari sulla nostra cultura, sui loro doveri. Non siamo stati severi. Abbiamo avuto troppa fiducia in noi stessi». Questa la sua conclusione: «Il multiculturalismo è, come diciamo in Olanda, Madurodam (l’equivalente della Minitalia), è cosa finita. La società multiculturale non esiste. E’ un’idea sbagliata. E’ piuttosto una società multietnica, ci sono molti gruppi etnici, circa 187 nazionalità ad Amsterdam. Se si pensa a una società multiculturale si pensa a un melting pot , a un crogiolo, ma non è il nostro caso. Da noi non c’è fusione, non c’è compenetrazione».

Il ministro dell’Integrazione Rita Verdonk, liberale del Vvd, dopo l’assassinio di Theo van Gogh ha sostenuto: «In questo Paese nessuno può essere ucciso per avere espresso la propria opinione. Siamo a un crocevia. Solo noi possiamo decidere quel che vogliamo, che strada scegliere. Vogliamo forse cadere nella spirale dell’alienazione e della polarizzazione, della paura e dell’odio?». La Verdonk ha presentato una proposta di legge per rendere obbligatorio un «corso di integrazione» ( inburgeringcursus ) per chiunque non abbia avuto almeno otto anni di istruzione obbligatoria in Olanda. Si tratta di circa 775 mila alloctoni a cui si richiederà di rinunciare alla cittadinanza d’origine, di imparare la lingua olandese, di conoscere la cultura e d’interagire con la società olandese.

Se si va ad ascoltare l’altra campana, ad esempio il sindaco laburista di Amsterdam Job Cohen, si scopre che la sostanza non cambia anche se i toni sono diversi. Dall’assassinio di van Gogh, il tema della sicurezza domina la sua agenda, come si deduce dall’appuntamento successivo al mio con il ministro dell’Interno. Lo stesso Cohen, che è ebreo, insieme al suo assessore per l’Istruzione Ahmed Abutaleb, che è invece musulmano di origine marocchina, è stato minacciato dai terroristi islamici. «La posizione dei musulmani, soprattutto dei marocchini, è diventata più difficile - esordisce Cohen -, il capo del partito laburista Wouter Bos ha detto: "L’islam è qui per rimanere".
Quindi la domanda se sarà possibile o no vivere insieme è importante. E’ un processo che richiederà tempo. Dobbiamo vivere insieme. La domanda è come». Lo stesso Cohen si dà una risposta: «Le persone si dovranno confrontare più di prima. Forse c’è stata troppa tolleranza, che forse non era vera tolleranza, ma una sorta di indifferenza. Non possiamo andare avanti con questa indifferenza. Si dovranno confrontare di più le persone, i modi di pensare. Solo così si potranno conoscere a vicenda». Anche Cohen concorda sul fatto che non si possa prescindere da un sistema di valori condiviso: «Nell’ultimo mese si è discusso molto dei diritti costituzionali: libertà di espressione, libertà di religione. Ora la costituzione è molto più importante di quanto non credessimo prima. Questi diritti sono i Paesi Bassi stessi. Siamo una terra di minoranze e le minoranze devono andare d’accordo, discutendo, negoziando».

Perfino un deputato di origine marocchina, Ali Lazrak, dimessosi dal Partito socialista, pur interpretando un sentimento diffuso tra i musulmani, denuncia il sostanziale fallimento del multiculturalismo: «Sono pessimista. Ho paura del futuro. Tutti sono contro gli immigrati. Tutti considerano i musulmani dei potenziali terroristi». Sorseggiando un cappuccino fa la sua analisi: «La causa principale è che gli olandesi hanno una differente concezione della tolleranza. In realtà loro sono indifferenti. Dopo 40 anni di emigrazione scopriamo che non c’è integrazione. Gli olandesi non hanno mai chiesto agli immigrati di parlare la loro lingua, hanno considerato il hijab un fatto che non li riguarda, ci sono scuole islamiche finanziate dallo Stato che insegnano alle ragazze che non devono stringere la mano agli uomini». E aggiunge: «I Paesi di origine hanno ostacolato l’integrazione legando a sé gli immigrati. I marocchini acquistano la casa in Marocco ma non ne possiedono una in Olanda. Sono sorti ghetti etnici, quartieri popolati da soli turchi o da soli marocchini».

Questa crisi di identità è probabilmente sintetizzata da Hafid Bouazza. che nel suo libro autobiografico «Een beer en bontjas» (Un orso con la pelliccia) scrive: «Lo scrittore olandese marocchino cammina con una ciabatta in un piede e uno zoccolo di legno nell’altro... e non è facile». Se l’assassinio di van Gogh è stato il colpo di grazia al multiculturalismo, è altrettanto evidente che questa crisi ha messo a nudo la fragilità dell’identità nazionale di un Paese simbolo dell’Occidente, percepita come una somma di culture diverse senza radici comuni e priva di un modello di società condiviso. E in cui l’integralismo e l’estremismo islamico fanno proseliti tra i giovani in crisi di identità e alla ricerca di valori forti. Sono tante le domande disattese che generano paura e disorientamento. La sola certezza è che si è infranto un mito che per oltre mezzo secolo ha affascinato e illuso, è crollato un altro muro ideologico dietro cui si celavano l’ingenuità dell’Occidente e la malizia di quanti in un modo o nell’altro mirano a distruggere la civiltà dell’Occidente.

da www.corriere.it/allam


 
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